La laurea negata by Gianfranco Viesti

La laurea negata by Gianfranco Viesti

autore:Gianfranco Viesti
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Saggi Tascabili Laterza
editore: Editori Laterza
pubblicato: 2018-01-24T05:00:00+00:00


Il turnover dei docenti

Come già ricordato, tagli così consistenti al finanziamento delle università sono stati resi possibili dal blocco del turnover dei docenti. Dal 2008 sono stati inserite, e poi mutate più volte nel tempo, norme che limitavano le possibilità di assunzione nell’università, in percentuale rispetto ai pensionamenti. Ma nel 2012 vi è stato un cambiamento radicale. L’allora ministro Francesco Profumo, ha stabilito, con un decreto legislativo, che queste percentuali dovessero essere diverse da ateneo ad ateneo, nell’ambito dei complessivi vincoli nazionali. A ciascuna università il suo turnover. Stabilito come? Con due indicatori: uno riferito al costo dei docenti rispetto alle entrate di ogni università; l’altro all’indebitamento di queste ultime. E utilizzando una ulteriore unità di misura: i “punti organico”, tanto per rendere i meccanismi sempre più contorti. Entrambi questi indicatori sembrano ragionevoli: può reclutare di più chi ha un costo del personale non troppo alto e non ha debiti. Ma si noti che diminuendo anno dopo anno le entrate delle università, il costo dei docenti già in servizio tende automaticamente a crescere come percentuale; quindi per le università con una peggiore situazione di partenza è particolarmente arduo migliorare.

Ma non è solo questo. Come già ricordato, il ministro ha stabilito che fra le entrate delle università debba computarsi anche il gettito delle tasse degli studenti, che come visto dipende moltissimo dal reddito delle loro famiglie. Così che sono premiati con un maggiore turnover gli atenei insediati in territori con redditi più alti; o che hanno studenti provenienti in particolare dalle famiglie più abbienti; o che hanno aumentato particolarmente le tasse universitarie. Quel ministro aveva inserito soglie minime e massime del turnover per ogni ateneo. Il suo successore, Maria Chiara Carrozza, le ha eliminate, con il risultato che in alcuni casi il parametro ha superato il 100%: cioè alcuni atenei hanno potuto assumere più docenti di quelli andati in pensione: naturalmente a danno degli altri, che hanno potuto assumerne ancora meno. L’impatto di questi provvedimenti è stato assai sensibile, con differenze molto grandi nel ricambio dei docenti da università a università.

Nel 2016 vi è stato un primo provvedimento per compensare la forte riduzione dei professori: l’assunzione straordinaria di 860 nuovi ricercatori. Si è trattato di un intervento positivo, anche se relativamente limitato. Ancora una volta l’aspetto più interessante è però come sono stati ripartiti questi nuovi ricercatori fra gli atenei. In proporzione al corpo docente? In proporzione ai pensionamenti degli anni precedenti? In base alle esigenze dei corsi più importanti? No. Una parte cospicua è stata allocata in base ai risultati della VQR (che erano già noti). Per una parte residuale è stato introdotto un nuovo interessante criterio di merito: la dimensione, al contrario. Vengono infatti destinati due ricercatori ad ogni ateneo italiano, indipendentemente dalla dimensione, con esiti particolarmente positivi per quelli particolarmente piccoli: un ennesimo criterio di merito, quello stabilito dalla ministra Stefania Giannini, decisamente bizzarro. Per il 2018 è previsto il reclutamento di altri 1300 ricercatori, ancora una volta ripartiti in base alla VQR: una scelta politica molto forte,



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